Il cinema è sicuramente l'arte che ha saputo coniugare il meglio del progresso tecnico dell'ultimo secolo e le più ardite sperimentazioni estetiche. E su di esso si è scritto di tutto, non senza qualche apologia in pompa magna.
L'opinione generale lo vede come l'"arte della realtà" per eccellenza, la meno artificiosa, e quindi la più genuina tra tutte le forme espressive mai congegnate dall'uomo. Proprio perché affonda nell'immediatezza empirica, esso
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sarebbe il mezzo più diretto e più efficace per risvegliare nello spettatore sentimenti, idee e impressioni edificanti.
Ma siamo davvero sicuri che le cose stiano così? D'altra parte il cinema nasce al crocevia di una molteplicità di media già esistenti, come la fotografia, la pittura e (con l'avvento del sonoro), la musica, il sound design, e la letteratura (quest'ultima per via della presenza sempre più ingombrante dei dialoghi).
Inoltre, sfidiamo chiunque a dire che la sua percezione del mondo circostante sia fatta di campi lunghi, primi piani e piani all'americana! E d'altra parte, il cinema non avviene nel vuoto, ma si sviluppa in concomitanza di fenomeni sociali di particolare rilevanza, come la strutturazione del tempo libero nelle società industriali, il "divismo" delle star del grande schermo, e quella forma di narrativa popolare post-moderna che Peppino Ortoleva chiama "miti a bassa intensità".
Insomma, siamo davvero sicuri che l'occhio dietro alla telecamera sia così neutro e disinteressato? In compagnia di Nicolò Di Ruscio, cercheremo di rispondere a questa e a molte altre domande.